Autrice: Giulia Anzani
“Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.”
Era il 2 novembre di un anno fa quando la triste notizia ha aperto tutti i telegiornali: Gigi Proietti, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, se n’è andato. L’ultimo saluto si è celebrato tre giorni dopo con un corteo per le strade di Roma. Ultima tappa, il Globe Theatre di Villa Borghese, poi intestatogli in onore della sua direzione artistica, lunga diciassette anni. Lì è stato ricordato dalle parole di amici e attori, alcuni dei quali usciti dal suo laboratorio teatrale. Il funerale si è tenuto nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo dove, con cartelloni, striscioni e manifesti di cordoglio, Roma ha abbracciato per un’ultima volta il suo Mandrake, il suo Cavaliere Nero, il suo Pietro Ammicca… semplicemente: il suo Gigi. Nel giro di una settimana, tutta Roma – dal centro storico al Tufello, da Montesacro al Trullo, fino alla saracinesca del Teatro Brancaccio – viene riempita di murales commemorativi, che toccano le corde giuste di una città ancora in lutto.
Un anno dopo, il ricordo di Gigi rivive nel libro postumo Ndo cojo cojo – Sonetti e sberleffi fuori da ogni regola, sulle cui pagine la capacità di paroliere di Proietti prende nuovamente vita. “Ebbene sì, scrivo roba in versi. Mi dichiaro rifugiato poetico”. I disegni da lui realizzati colgono realtà e mondi che fanno percepire la sensibilità dell’uomo, vanno oltre l’attore. Le figlie, Carlotta e Susanna, si sono chieste cosa fare: pubblicare o non pubblicare il libro incompiuto del padre? Alla fine assieme alla madre, Sagitta Alter, compagna di Proietti dal 1962, hanno deciso di regalarlo al mondo.
Il documentario di Edoardo Leo Luigi Proietti detto Gigi, presentato alla Festa del Cinema di Roma, nasce con lo scopo di raccontare lo spettacolo rivoluzionario A me gli occhi, please. Dopo la morte dell’attore, il fine diventa quello di fissare nella memoria collettiva quello che è stato un artista a tutto tondo, attraverso video inediti e racconti dei familiari, degli amici e dei colleghi. Ciò che emerge, racconta Leo, è una modestia che rasenta l’insicurezza di un uomo “capace di stare solo davanti a tremila persone e conquistarle tutte”. Si coglie in lui una sensibilità fuori dal comune, l’apprezzata da personaggi del calibro di Eduardo De Filippo e Federico Fellini. Sapere cosa ne avrebbe pensato il protagonista, resterà il sogno irrealizzato di Edoardo Leo.
Infine, il 3 novembre esce nelle sale Io sono Babbo Natale, l’ultimo film interpretato da Gigi Proietti. Con lui, Marco Giallini. Presentata anche questa pellicola alla Festa del Cinema di Roma, come evento di preapertura, ci regala l’ultima apparizione sul grande schermo di quello che è stato un dono prezioso per l’Italia. Un dono che nessuno dimenticherà mai.
Pubblicato su www.cinecorriere.it il 2 novembre 2021